lunedì 12 luglio 2010

Riporto un mio scritto di qualche anno fa in cui la montagna ed io eravamo intimi...

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Week - end?

Letteralmente significa fine della settimana, inteso come il sabato e la domenica.
Inteso come momento per poter fare tutte quelle cose che normalmente durante la settimana non riusciamo per motivi di tempo. Il week-end, questo grande momento da vivere in ogni suo prezioso istante. Esso ha rappresentazioni diverse per tutti, chi li aspetta per riposare, chi lo brama per poter sfogarsi nel suo sport preferito e chi soltanto per poter staccare un attimo la spina dai soliti problemi. Ma a cosa serve esattamente il week-end?  Un momento di evasione?  Il  cercare qualcosa che si desidera durante tutta la settimana? 
Ci sono persone che non desiderano il w-e?
Si vive aspettando il prossimo w-e… se la tua vita vive per questo allora sei già condannato.
Ma lo scopo è questo?
Arrivare al prossimo w-e?
Quando non hai uno scopo, quando scopri che il progetto che ti ha portato avanti è soltanto un palliativo creato a perfezione dal tuo più intimo io per sopravvivere, allora ne cerchi un altro, più tangibile. Succede allora che subentrano una serie di meccanismi che inconsapevolmente riportano ad uno scopo sicuro, un traguardo che sai che potrai tagliare. Hai bisogno di gratificazione immediata. Ma neanche questo ti soddisfa, con il tempo capisci che non puoi continuare a fingere e allora cambi sistema, cambi l’oggetto dei tuoi desideri. Il sistema cambia, ma il perché rimane il medesimo, perché non riesco a trovare il mio scopo in questa vita? Adesso è il turno dei w-e. Vado avanti a w-e. Il prossimo mi porterà a fare una gara che desideravo, per il quale mi sono allenato duramente in questi ultimi mesi. Alla fine il fisico mi ha ricordato quanto non contavo su di lui e su me stesso. Alcuni piccoli infortuni mi hanno ricordato che non sono una macchina, non sono fatto per fare questa gara. Non cambierà niente se io partecipo o meno a questa gara, non cambierà né in me né in altro…. 
Conosco me stesso, il mio pensiero, il mio fisico e i miei limiti ancora prima di provare un confronto, so come superarli e come ingannarmi per superare quei confini che mi relegano ad un piano a cui non appartengo.
Ma riesco a perdermi in w-e….  
Insuccesso totale nei problemi più banali e gioia onnipotente nel superare un limite estremo.
E così finisco in “paranoia” per un w-e andato a quel paese…
Sabato mattina la sveglia mi riporta al mondo reale staccandomi da un sogno che per le sensazioni che mi dava forse era più reale della sveglia. Cercando di capire cosa stia succedendo mi ritrovo all’ora di pranzo senza idea di come procederà la mia giornata, alcune telefonate mi riportano verso una via d’uscita. Incomincia la programmazione, ci sono tante cose da sistemare, da fare, da vedere. L’aria è quella di riuscire a far qualcosa di sensato, le possibilità ci sono, la voglia no….
Le telefonate che aspettavo si sono risolte con un nulla di fatto. La programmazione è andata a quel paese. Mezzo w-e è andato a quel paese.
Insuccesso totale….
Nella settimana ho attrezzato un breve percorso per gli allenamenti con le piccozze, ora è momento per sfogarsi un po’. Mi vesto con calma, controllo che tutto sia a posto, la lentezza nel fare questi movimenti dà un sentimento tangibile di un qualcosa che tra poco accadrà, l’azione. Sono pronto, incomincio con decisione e non mollo fino a quando le mani non riescono più a stringere le piccozze, scivolo, riprendo le piccozze e riparto, il dolore agli avambracci è forte, cerco di scaricare il peso sulle gambe ma sono troppo impegnato a stringere con forza l’impugnatura di un attrezzo piantato nel legno per qualche millimetro che mi sorregge a qualche metro da terra per far sì che la testa agisca a livello tecnico. Il dolore è insopportabile, provo quasi un senso di piacere sapendo che sono oltre il mio limite, provo a spostarmi verso destra e volo. Il legno non ha tenuto semplicemente perché il colpo da me inferto era indeciso, non corretto. L’imbraco e la corda impediscono che finisca a terra, resto appeso e rido, sono felice e nel contempo provo una rabbia quasi dolorosa. Ho ancora le piccozze in mano, sono volate con me. Devo fidarmi del mio materiale, conto su di loro, se non trovo un buon feeling con esso non tento nemmeno certe cose. Aspetto dieci minuti e riparto. Stavolta il dolore compare quasi subito, cerco di spingermi il più in alto possibile, mi accorgo che il volo è vicino e controllo la corda. Nell’impeto di salire non ho recuperato la corda in eccesso e questo equivale ad un volo che potrebbe portarmi quasi a terra! Cerco di scendere tenendo i denti stretti dal dolore degli avambracci. Quando manca quasi mezzo metro il pensiero di saltare giù mi provoca un senso contrastante di sicurezza ma anche di volontà nel non mollare perché manca poco. Tocco terra, sono arrivato. Le piccozze cadono a terra senza che io abbia modo di capire cosa stia succedendo, vedo le mie mani che si chiudono a pugno e cominciano a stringersi senza che io lo voglia. Fa male. Non sono preoccupato, so che solo che ho chiesto troppo da loro.
Gioia onnipotente.
Passato qualche minuto riesco riprendere piena facoltà delle mani ma mi rendo conto che gli avambracci sono ko. E’ arrivata la sera e domani ho intenzione di partecipare ad una gara di snowboard alpinismo e dopo aver preparato il tutto vado a letto, pensieroso.
La sveglia irrompe nuovamente nel mio stato di quasi realtà apparente per farmi scoprire che la vera realtà a volte è spiacevole. Non so cosa sia successo nelle notte ma il mio occhio sinistro nella parte inferiore è gonfio, resta mezzo aperto. Dopo un controllo allo specchio decido per ritornare a letto alla ricerca di continuare quel sogno semi reale. Poco prima di addormentarmi di compiaccio con il mio occhio e alla sottile scusa che mi ha fornito per restare a letto. Mi rialzo con le campane della chiesa e il mio pensiero volge subito alla gara che ho saltato, guardo fuori e vedo che piove, sono contento della scusa dell’occhio. Il w-e è andato, non ho fatto nulla, tranne scrivere queste righe e mi chiedo che senso potrà avere pubblicarlo sul sito. Forse nessuno, come d’altronde non ha senso aspettare un altro w-e. E’ adesso che viviamo, ogni ora, ogni minuto che passa è il nostro w-e. Ogni momento è quello giusto per fare quello che desideriamo, non aspettate il w-e o un ripiego di esso, se siete tra quelli che sanno cosa vogliono non avete nient’altro che farlo.
Ma se siete alla ricerca di uno scopo ogni momento è buono per fare un passo dalla parte giusta. L’importante è non fermarsi e lasciarsi trasportare….
Buona settimana a tutti.

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